Alla scoperta della Falesia di Bandiagara

Dopo aver visitato Djennè, famosa per la sua maestosa moschea costruita interamente con fango e paglia, ed i villaggi nei suoi dintorni, è il momento di andare alla scoperta dell’imponente Falesia di Bandiagara. L’autista del nostro pulmino ci scarica davanti un piccolo ristorantino dove possiamo pranzare in attesa che arrivi la guida locale che ci farà strada lungo percorsi sabbiosi della falesia ed i villaggi costruiti proprio alla base di questa imponente montagna. Dopo aver caricato il nostro zaino su un piccolo carretto trainato da un mulo, lasciamo il villaggio di Dourou camminando verso la falesia di Bandiagara. Nel mezzo di questa regione montuosa, ha trovato rifugio la popolazione dei Dogon intorno al XII secolo per sfuggire alle persecuzioni  islamiche. L’eccezionale isolamento ha permesso alla loro tradizione culturale ed alla loro religione animista di arrivare fino ai giorni nostri. Da decenni questa tradizione affascina antropologi e vari studiosi. Il culto degli antenati ed una complessa cosmogonia sono simboleggiati da preziose forme artistiche: sculture, porte, finestre e scale in legno intagliato, strumenti musicali e soprattutto danze rituali con antiche maschere indossate dai danzatori.

Falesia di Bandiagara

Passiamo attraverso piccoli villaggi e occasionalmente incontriamo lungo la strada uomini e donne che trasportano cesti e borse salutandoci con un sorriso radioso  incuriositi dalla nostra presenza in questo luogo abbastanza remoto. La nostra guida, un giovane di origine Dogon, ci fa strada lungo un percorso che scende in fondo ai piedi della montagna. Lasciata la zona pianeggiante, il sentiero si insinua in una profonda gola ricca di vegetazione, e mentre scendiamo verso la valle si fa sempre piu’ ripido. Improvvisamene davanti a noi si apre uno scorcio tra le alte pareti di roccia con una vista incredibile: a sinistra l’imponente falesia di Bandiagara, un enorme muro di arenaria, lungo oltre duecento chilometri, che attraversa il territorio dei Dogon, a destra la vasta distesa sabbiosa di Séno – Gondo che si estende a perdita d’occhio con le sue sfumature di arancione. Proseguiamo lungo il sentiero fino ad arrivare rapidamente ai piedi della montagna e dopo un’ora di cammino sia finalmente a Nombori, villaggio dove passeremo la notte. Il carretto con i nostri bagagli è già arrivato al villaggio, cosi’, mentre il sole tramonta, montiamo le tende sul tetto di una piccola casa di pietra, sistemiamo i sacchi a pelo, e prepariamo la nostra cena.  Stanchi per la giornata abbastanza faticosa andiamo a dormire. Il cielo sopra di noi è magnifico. L’assenza di luce e la giornata limpida mettono in risalto la costellazione dell’Orsa Maggiore e le migliaia di stelle che brillano luminosissime.

Villaggio Dogon

Dopo esserci svegliati di buon mattino, smontiamo le nostre tende e carichiamo tutto sul carretto. Siamo pronti per iniziare una nuova giornata proseguendo nel bel mezzo della falesia. I Dogon sono prevalentemente coltivatori, e con i pochi pozzi d’acqua a disposizione riescono ad irrigare piccoli campi strappati al deserto coltivati con miglio, caffè e tabacco.  Arroccate lungo la parete rocciosa si possono notare  le grotte e le abitazione dei Tellem, gli antichi abitanti di questa regione cacciati a loro volta dai Dogon quando si insediarono in questa zona nel XII secolo.  Le abitazioni di questo misterioso popolo che si trovano anche a parecchie centinaia di metri dal suolo vengono oggi usate dai Dogon prevalentemente come sepolcri  nei quali i defunti vengono issati con delle corde.

abitazioni Tellem

Proseguendo lungo la falesia, incontriamo molti dogon con le quali scambiamo  saluti mentre parlano nella lingua locale con la nostra guida che pronuncia velocemente parole che sembrano quasi una filastrocca: “Aga Poo? – Poo – Aga Sewo? – Sewo – Manawe Sewo? -Sewo – Unu Sewo? – Sewo” e così via. La guida ci piega che quando i  Dogon si incontrano, il saluto è molto formale e tutto ciò che abbiamo sentito come una rima, sono semplicemente domande riguardanti la famiglia e lo stato di salute. Continuiamo la camminata su un sentiero sabbioso e attraverso i campi, fermandoci a Ydieli-na. I villaggi dogon sono formati da case di pietra ed argilla, granai di argilla con caratteristica copertura conica in paglia ed altari del sacrificio. La cosa che spicca è ‘’la casa della parola’’, conosciuta come Toguna e dove gli anziani discutono di tutte le questioni relative alla vita del villaggio. La caratteristica della Toguna è di avere una enorme tettoia costruita con gli steli del miglio, più alta è la tettoia più vecchia è la Toguna. Proseguiamo quindi per il villaggio di Kombokani dove ci fermiamo per riposare e pranzare., poi, nel primo pomeriggio ripartiamo per Tireli, un bellissimo villaggio con case arroccate lungo la parete rocciosa e dove assisteremo ad una delle cose piu’ emozionanti del viaggio: le tradizionali danze Dogon!

maschere Dogon

Le danze Dogon sono legate alla religione animista e durante questo rituale chiamato ”Dama” che favorisce il ricongiungimento del defunto con gli antenati nel mondo dell’aldilà, tutti i danzatori indossano maschere di legno raffiguranti animali, persone e figure mitologiche. Questa interessantissima rappresentazione è accompagnata da voci e percussioni tribali: in un primo momento le maschere girano in cerchio tutte insieme, poi si alternano introdotte da canti e tamburi, per mettere in scena le essenze invisibili del mondo animista.

La guida ci spiega che una delle maschere più popolari è quella conosciuta come ‘’Kanaga’’. Questa maschera è caratterizzata da una sovrastruttura in legno a forma di croce doppia con brevi elementi verticali sporgenti dalle punte di ogni  barra orizzontale. Dopo aver visto questo interessante rituale della tradizione Dogon,sicuramente uno dei piu’ affascinanti di tutta l’africa, ovviamente organizzato appositamente per noi ma comunque raffigurante quello reale, facciamo un ultimo giro per il villaggio prima di tornare alle nostre tende e preparare la cena.

Maschera Kanaga

I giorni seguenti proseguiamo la nostra camminata visitando altri villaggi finchè non risaliamo la falesia con un bellissimo trekking, attraversando una gola molto stretta ed arrivando sulla cima pianeggiante da dove si puo’ ammirare un paesaggio mozzafiato su tutta la piana del Seno-Gondo. Arrivati alla città di Douentza, dopo un’emozionante esperienza attraverso questo luogo misterioso ed affascinante,  risaliamo sulle nostre Jeep  diretti verso un’altra destinazione che rievoca antichi miti: la città di Timbouctou !

bandiagara

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