Viaggio attraverso il deserto della Dancalia
Il nostro viaggio nella inospitale “terra del diavolo” continua attraverso paesaggi vulcanici fino ad arrivare sulla cima di una delle attrazioni più famose del continente Africano: il Vulcano Erta Ale. Cliccate qui per leggere il racconto della nostra prima giornata in Dancalia.
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Lago Afrera – vulcano Erta Ale
Sveglia all’alba, prepariamo una veloce colazione e smontiamo le tende, pronti a vivere un’altra giornata emozionante in questa terra desolata. Lasciamo alle spalle la zona del lago Afrera con le sue caratteristiche centinaia di saline e ci fermiamo al posto di polizia di Afdera per pagare alcuni permessi ed incontrare la nostra scorta. La regione Afar non è mai stata una zona troppo sicura a causa dei contrasti tra la popolazione locale ed il governo Ethiope, ed è sempre stata un’area di quelle definite “non consigliabili” da visitare per i turisti. Due anni prima della nostra escursione, ci fu un attacco contro alcuni stranieri esattamente lungo il sentiero che porta al vulcano Erta Ale e dove morirono proprio un turista ed una guida locale. Ci viene assegnato un giovane poliziotto che ci scorterà con il suo kalashnikov fino a Bere Ale e che sarà il nostro “angelo custode” durante i prossimi giorni.
Lasciato il piccolo villaggio di Afdera, il paesaggio diventa sempre più arido e desertico. Intorno a noi solamente una lunga distesa di terra arida che si perde a vista d’occhio. Siamo soli. Non si vede anima viva all’orizzonte. La strada è veramente pessima, piano piano si trasforma in una pista sempre più sconnessa ed il paesaggio si fa abbastanza desolato ma sempre suggestivo. Il clima è talmente arido e caldo che la terra sotto di noi forma una serie di crepe veramente pittoresche che sembrano delle mattonelle di sabbia. Mano mano che ci avviciniamo alla zone del vulcano, il paesaggio inizia a cambiare. Intorno a noi si intravedono rocce vulcaniche e pezzi di lava solidificata dal colore scuro.
Stanchi per la lunga e scomoda traversata arriviamo al piccolo villaggio alla base del vulcano Erta Ale verso le 15.30, dove finalmente possiamo riposarci. Il villaggio si trova nel bel mezzo di una vastissima piana vulcanica ed è formato da una decina di capanne in pietra con tetto di paglia. Nulla più. Uno di quei classici luoghi che definiremmo “dimenticati da Dio”. Nei dintorni notiamo un paio di donne che custodiscono un piccolo gregge di capre. Gli uomini del villaggio fanno da guida ai pochi turisti che si avventurano da queste parti e si fanno pagare profumatamente. Impensabile avventurarsi sulla cima del vulcano senza essere “scortati” da una guida locale che faccia strada lungo le pendici dell’Erta Ale. La nostra guida è un giovane ragazzo Afar, che dopo averci dato il benvenuto nel suo villaggio, ci propone di iniziare il trekking verso le 16.30, anzichè come avevamo in programma durante la notte.
Fa ancora molto caldo, ma accettiamo la proposta perchè al villaggio non c’è proprio nulla da vedere. Carichiamo i sacchi a pelo ed i nostri viveri e scorte d’acqua sopra un cammello, ovviamente pagando profumatamente anche questo “servizio”, e partiamo. Il sentiero è veramente faticoso, ma arrampicarsi sulle pendici del vulcano stracolme di lava solidificata dalle forme bizzarre e vedere il sole rosso fuoco che tramonta all’orizzonte non ha prezzo. Veramente un’emozione unica. Dopo 4 ore di faticoso cammino raggiungiamo il minuscolo campo base sulla cima del vulcano. Davanti a noi la caldera fumante del vulcano Erta Ale!
Erta Ale nella lingua Afar significa “montagna fumante” e la sua cavità meridionale è conosciuta come “la porta dell’Inferno”. Si colloca come una delle attrazioni naturalistiche più affascinanti della parte est dell’Africa. L’Erta Ale, che è un vulcano a scudo con un diametro di base di circa 30 km e 1 km di caldera quadrata sulla sua sommità, è parte dell’unico lago di lava permanente al mondo. Oramai è buio, sistemiamo i nostri sacchi a pelo in una zona rocciosa riparata e ceniamo con un panno “volante”. Torcia e via! Siamo circa a 600 metri sopra il livello del mare, ed il cielo sopra di noi è incredibilmente luminoso e stellato. Il percorso per raggiungere la caldera è abbastanza breve ma assai pericoloso. Si cammina sulla lava solidificata illuminata solamente dalle nostre piccole torce e ogni tanto si sentono degli scricchiolii come se la crosta lavica sotto di noi stesse cedendo. Ogni volta che il leggero vento che soffia cambia direzione, i fumi del vulcano inebriano l’aria facendo bruciare i nostri occhi e dandoci una sensazione di difficoltà respiratoria.
Finalmente ci siamo. Sotto di noi la caldera del vulcano Erta Ale con l’incredibile “lago” di lava ribollente. Una parte della caldera sembra solidificata e presenta delle venature rosso fuoco che creano uno spettacolare contrasto con il buio intorno. L’altra parte, di un colore rosso acceso e arancione, ribolle continuamente a causa dei gas che escono dalla camera magmatica creando delle piccole onde che sbattono contro la parte del cratere, facendo schizzare la lava verso l’alto. E’ veramente uno spettacolo della natura meraviglioso. non avevamo mai visto prima d’ora la caldera di un vulcano attivo. Dopo circa 1 ora torniamo ai nostri sacchi a pelo e ci addormentiamo sotto il cielo stellato con il rumore del vulcano che ci culla.
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Erta Ale – Ahmed Ela
Mentre il sole sta sorgendo, ci avviciniamo alla seconda caldera – definita come la principale – per scattare le ultime foto prima di tornare alle auto. Questa caldera è più grossa di quella raggiunta durante la notte, però al suo interno si trova solamente lava solidificata. Il cratere principale, profondo 200 m e largo 350 m, è sub-circolare e a tre livelli. Quello meridionale ha una larghezza di 65 m e una profondità di circa 100 m. Lasciamo alle nostre spalle il vulcano, e con ancora in mente la spettacolare caldera con la sua lava rossa gorgogliante, riprendiamo il sentiero verso la base dell’Erta Ale.
Dopo tre ore sotto un sole cocente, raggiungiamo finalmente i nostri veicoli. Un pò di meritato riposo, un panino con tonno e ripartiamo verso il villaggio di Ahmed Ela, senza dubbio il punto clou del viaggio e della Dancalia in generale. Ahmed Ela è un piccolo villaggio di sole capanne con una popolazione di circa 400 persone, tutti lavoratori, che si trova ai margine dell’immensa piana del sale. E’ appunto la base per esplorare la piana del sale con con le decine di carovane che ogni giorno si dirigono verso gli altipiani ethiopi carichi di “oro bianco”, e per visitare le incredibili sorgenti di Dallol. Percorriamo per ore e ore una pista desertica polverosa e arida, dove non si incontra proprio nessuno. Sembra un grande mare di colore beige dove non si riesce a scorgerne la fine.
Sono circa le 16 quando raggiungiamo il villaggio, giusto in tempo per vedere le ultime carovane di cammelli transitare in mezzo alle capanne per poi proseguire il lungo viaggio verso Bere Ale e gli altopiani settentrionali. Ci viene assegnata una capanna dove sistemare i nostri zaini e date delle brande in legno e corde intrecciate per riposare durante la notte. Qui ad Ahmed Ela non esistono comfort. Niente docce, toilette, materassi, corrente elettrica, bar, internet, tv. Nulla di tutto questo. Solo capanne rattoppate e polvere. Tanta polvere. C’è solo un pozzo profondo dal quale si estrae l’acqua che i locali usano per dissetarsi e cucinare la cena. Prepariamo un piatto di riso con verdure bollite, facciamo due chiacchiere e ci stendiamo sulle nostre brande sotto un cielo incredibilmente stellato. Domani ci aspetta una giornata intensa e indimenticabile.
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